Perchè andare in Yunnan
Con lo stesso numero di siti Unesco dell’Italia (55), la Cina più che una nazione è un continente: sul suo territorio convivono oltre 50 gruppi etnici, ciascuno con usi e costumi differenti. Lo Yunnan è una regione molto speciale per diversi motivi: situato nella parte sud occidentale del paese (confina con il Laos, il Vietnam e il Myanmar e con le regioni cinesi del Tibet, del Sichuan, Guizhou e Guangxi), al suo interno presenta una grande varietà di meraviglie naturali, dalla giungla a sud alle maestose cime delle montagne himalayane a nord, dalla gola più profonda del mondo (la famosa Tiger Leaping Gorge o gola del Salto della Tigre) alle montagne carsiche e agli antichi villaggi, ed è la regione della Cina in cui coabitano il maggior numero di gruppi etnici diversi. Lo Yunnan ha sviluppato nel corso dei secoli una sua cultura indipendente ed è una delle regioni cinesi non ancora massicciamente turistica. Se poi ci mettiamo che il cibo è buonissimo 😋 ed è la regione di provenienza del Pu-erh e di alcuni tè neri e verdi con caratteristiche uniche, e di un caffè ☕️ sorprendentemente buono, che aspettate a preparare le valigie?
Quando andare in Yunnan
Lo Yunnan, che sta letteralmente per “a sud delle nuvole”, ha un clima tra i più miti della Cina, stando ad una latitudine piuttosto bassa, ma con le montagne a nord che lo riparano dai venti provenienti da settentrione. Possiamo distinguere tra una parte meridionale più influenzata dai monsoni asiatici, con estati molto calde, umide e piovose e temperature diurne piuttosto calde anche in inverno, mentre nelle aree montuose del nord nevica di solito tra novembre e marzo. I periodi migliori per visitare lo Yunnan sono la primavera, tra marzo e maggio, e l’autunno, tra settembre e novembre, quando le temperature sono miti e le precipitazioni scarse.
Come arrivare in Yunnan e come spostarsi
Dall’Italia occorre necessariamente valutare uno scalo su una delle città maggiori come Shanghai, Pechino, Nanjing, da cui partono voli giornalieri per Kunming, il capoluogo dello Yunnan. Nei dintorni di Kunming c’è la splendida Shilin, o Stone Forest, la Foresta di Pietra, che è patrimonio Unesco. Occorre più di un’ora di macchina per arrivare ma vale davvero la pena. Noi ci siamo organizzati per visitarla con una guida locale/driver che ci è venuto a prendere in aeroporto a Kunming. Da Kunming a Dali sono 265 km e si possono fare in aereo, treno, autobus, auto.Noi abbiamo optato per un treno veloce che ci ha portato a Dali in circa due ore. Da Dali a Lijiang e da Lijiang a Shangri-La ci sono le stesse opzioni ma, dato l’itinerario molto ambizioso che ci eravamo prefissati, abbiamo preferito organizzarci con un driver. E’stato il modo più veloce e comodo per poter raggiungere non solo i centri maggiori, ma anche piccoli villaggi fuori dalle strade più battute.
Cosa vedere in Yunnan: il nostro itinerario lungo la via delle carovane del tè.
Il nostro non è stato sicuramente un itinerario completo e ci riproponiamo di tornare assolutamente per esplorare altri villaggi, per fare alcune escursioni più adatte alla stagione primaverile (non abbiamo visto i campi di colza e la jaracanda in fiore ☹️) e per fare un’altra scorta di tè e caffè!
Kunming, la città dell’Eterna Primavera

Il nostro viaggio è iniziato dal capoluogo dello Yunnan, Kunming, la “città dell’eterna primavera”, grazie al clima temperato tutto l’anno e ai fiori, simbolo della città, che ne fanno il mercato di fiori più grande di tutta l’Asia. Oggi è una città moderna piena di grattacieli, ma ha una storia di oltre 2.400 anni ed era uno dei punti d’accesso alla Via della Seta Meridionale. Imperdibile è la Foresta di Pietra, patrimonio Unesco dal 2007, una serie di formazioni rocciose di origine carsica su un’area di 350 kmq. Le rocce sembrano uscire dalla terra come stalagmiti e sembrano alberi pietrificati.

Devo ammettere che all’inizio della visita ero un pò scettica: tantissima gente, bandierine, chioschi con cibo e bibite, faticavo veramente a capire come potesse essere stato inserito nella lista dei siti Unesco! Ed è a questo punto che la scelta di avere una guida, dettata principalmente da questioni di tempo, si è rivelata ottima. Di solito preferiamo muoverci da soli, ma in questo caso avremmo davvero perso tanto e apprezzato poco quello che c’era da vedere. Il nostro Tony non solo ci ha raccontato tanti aneddoti e parlato con incredibile passione (e in un buon inglese) della sua terra, ma ha intuito che non stavamo apprezzando l’escursione e ci ha condotti per sentieri in cui non ci saremmo mai inoltrati da soli perchè poco visibili, più impervi, senza indicazioni. Ci siamo ritrovati a camminare quasi da soli, lontani dalla massa di turisti cinesi ed abbiamo potuto godere in tranquillità di panorami mozzafiato. Kunming ci ha regalato anche una cena spettacolare, il primo assaggio dell’ottima cucina dello Yunnan, di cui vi parlerò presto in un altro articolo.
Dali, la città dei fiori e delle Tre Pagode

La seconda tappa è stata Dali, antica capitale dello Yunnan, con una città vecchia ben conservata, con le tipiche case della minoranza Bai, bianche e decorate con bellissimi dipinti. Meno turistica della più famosa Lijiang, Dali si trova a quasi 2000 metri di altezza, delimitata dai monti Cang ad ovest e dal lago Erhai ad est. Oltre ad una passeggiata sulle sponde del lago, merita una visita il parco delle Tre Pagode. Alle spalle delle pagode, una serie di templi si susseguono sempre più in alto regalando una vista magnifica sulla città vecchia. Da non perdere il laghetto in cui si riflettono le pagode e la montagna per una foto top!


La città vecchia con le sue stradine piene di negozi, i resti della cinta muraria antica e la porta ovest che incornicia perfettamente i monti Cang immersi tra le nuvole ☁️ è uno spettacolo. E’ a Dali che per la prima volta ho assaggiato il caffè dello Yunnan ed è stato amore al primo sorso 😍! E oltre alle caffetterie abbiamo trovato le prime prosciutterie dello Yunnan: piccoli paradisi pieni di prosciutti appesi e un profumo incredibile (abbiamo scoperto che lo Yunnan produce ben tre tipi di prosciutto ed è iniziata la caccia per assaggiarli tutti e tre, per dovere di cronaca s’intende 😜). Ed è qui che si trovano i bellissimi tessuti batik bianchi e blu (i colori degli abiti Bai) realizzati con una tecnica millenaria. Il blu è utilizzato per lo sfondo ed il bianco per i motivi floreali. Potevo non tornare a casa con delle bellissime tovaglie con disegni Bai? 😉


Anche a Dali fiori ovunque, anche nel cibo (sono chiamati anche “mangia-fiori”) e tra i capelli della popolazione locale. Ovviamente non ho resistito ed ho indossato anch’io una coroncina di fiori tra i capelli!



Lungo la via tra Dali e Lijiang abbiamo visitato Shaxi, un bellissimo villaggio nodo principale di scambio della antica via del tè , o letteralmente antica via del tè e dei cavalli ( 茶马古道 Chamagudao), che dallo Yunnan passava per il Tibet, dove cavalli tibetani ed erbe medicinali venivano scambiati con tè e sale, per poi da Shangri-La arrivare fino in Birmania e in India. E tutto questo non secoli fa ma fino alla metà del ‘900! Shaxi conserva edifici Bai affascinanti, un teatro, la suggestiva piazza del mercato con il suo tempio, ed è molto piacevole passeggiare per le sue stradine acciottolate. Ed anche la cucina di Shaxi ha riservato una bella sorpresa: un formaggio di capra (il formaggio è una rarità in Asia) servito fritto, da mangiare passandolo nello zucchero, una vera bontà!

Lijiang, dove la Via della Seta incontra la Via del Tè

Lijiang è stata la tappa più lunga, la base per una serie di escursioni nei dintorni. E non è difficile capire perchè: è una combinazione di siti storici, montagne, laghi, minoranze etniche, un concentrato di tutto quanto lo Yunnan ha da offrire. Il centro storico di Lijiang è patrimonio Unesco. La città è stata dal XII secolo un importante centro di scambio tra i diversi gruppi etnici che da secoli vivono nell’area, i Bai, i Naxi, gli Han, gli Yi ed i Tibetani, ed è il punto in cui la Via della Seta Meridionale si incrocia con la Via del tè e dei Cavalli. Gli scambi culturali e tecnologici degli ultimi 800 anni tra i diversi gruppi etnici sono evidenti nell’architettura locale e nell’arte che incorporano elementi distintivi delle diverse culture e mostrano una coesistenza di Confucianesimo, Taoismo e Buddhismo.




La città vecchia è a 2.500 metri ed è un continuo saliscendi di viuzze, scale, stradine acciottolate, ponti e canali. A nord-ovest, dalla Montagna Innevata del Drago di Giada (Yulong Snow Mountain) hanno origine fiumi e sorgenti le cui acque alimentano lo Stagno del Drago Nero (Black Dragon Pond) da cui i corsi d’acqua sono incanalati verso la città ed i villaggi vicini, Baisha e Shuhe. Questi villaggi sono quasi sconosciuti ai cinesi stessi e presentano ancora traccia della via solcata dalle carovane di cavalli in viaggio verso il Tibet. Gli edifici combinano elementi architettonici tipicamente cinesi Han (due piani, tetti di tegole) con elementi decorativi Naxi (elaborati intarsi lignei con motivi a fiori e uccelli). Lijiang e Baisha sono anche i centri in cui è possibile ammirare le scritte in lingua Naxi, una scrittura a pittogrammi unica al mondo. A Baisha, il più antico insediamento Naxi, si trova inoltre un antico affresco (o meglio una serie) all’interno del palazzo Dabaoji. Fatto realizzare dalla famiglia Mu, una sorta di signori del luogo, sotto la dinastia Ming (1368-1644), l’affresco di Baisha è diventato il simbolo dell’armonia e della convivenza pacifica tra culture diverse come quella Han, quella Naxi e quella Tibetana. Vi hanno collaborato artisti appartenenti a gruppi etnici diversi e vi sono all’interno elementi religiosi e di vita quotidiana appartenenti a tutte e tre le culture. E’ come se in Occidente ci fossero nello stesso affresco Gesù, Buddha e Maometto, qualcosa di unico (ovviamente non era possibile fare fotografie).




Lijiang é anche e soprattutto natura e non si può non organizzare un’escursione alla Montagna Innevata del Drago di Giada, che arriva a 5590 metri! La nostra guida insisteva perché portassimo con noi le bombole di ossigeno, ma ne abbiamo fatto a meno. Si possono scegliere percorsi diversi che arrivano ad altezze diverse. Noi abbiamo optato per lo Yak Meadow nella speranza di avvistare gli yak. Siamo arrivati con la funivia a circa 3800 metri e da lì abbiamo seguito un sentiero a piedi fino ad un tempio tibetano. Di ritorno siamo passati per la bellissima (e affollatissima) Valle della Luna Blu (Blue Moon Valley), uno specchio d‘acqua turchese a forma di luna crescente alimentato dallo scioglimento di ghiaccio e neve della Montagna del Drago di Giada. I Naxi lo chiamano anche Fiume di Latte poiché, essendo il fondo di marmo e calcare, quando piove l’acqua sembra diventare bianca come il latte. Le Terrazze d’Acqua Bianca, terrazze di calcare levigate dall’acqua nel corso del tempo, sembrano un piccolo Pammukkale e con le montagne tutto intorno sono davvero suggestive!




Lungo la strada da Lijiang a Shangri-La ci siamo fermati alla Gola del Salto della Tigre (Tiger Leaping Gorge), una delle gole più profonde del mondo. All’interno del Parco Nazionale dei Tre Fiumi Paralleli, patrimonio Unesco, la gola è lunga 18 km. Il fiume Yangtze, che nello Yunnan è chiamato il Fiume di Sabbia Dorata, vi scorre impetuoso come un torrente di montagna, violento come i ruggiti di una tigre. Vicino alla bocca della gola, al centro dello Yangtze, c’è una roccia chiamata Roccia del Salto della Tigre. La leggenda narra che una tigre in fuga da un cacciatore abbia attraversato il fiume in quel punto saltando sulla roccia.
Il Parco Nazionale Pudacuo o Potatso si trova già nella contea di Shangri-La, e comprende villaggi, foreste, pascoli e laghi. Tredici kilometri di passerelle di legno costeggiano il lago Shudu e offrono scorci stupendi.





Shangri-La, la città che non esiste
Ultima tappa del nostro viaggio nello Yunnan la mitica Shangri-La. Questo nome in realtà è di fantasia: è la città immaginaria descritta da James Hilton in Orizzonte Perduto, un libro del 1933. Sulla base delle memorie scritte da gesuiti che avevano soggiornato in Tibet Hilton descrive una comunità perfetta, un Paradiso in Terra, luogo di pace e tranquillità situato nell’estremità occidentale dell’Himalaya. Il governo cinese, per rilanciare il turismo nella zona ha ribattezzato nel 2001 la città di Zhongdian con il nome di 香格里拉 (Xiānggélǐlā) Shangri-La. Parte del Tibet prima dell’annessione cinese, l’area di Zhongdian è stata poi inglobata nello Yunnan.



Già da una prima passeggiata per le vie della città vecchia ti rendi conto di essere in un posto speciale. Gli abitanti di Shangri-La sono per lo più tibetani, l’aria è di montagna con profumo di legna e di carne (di yak ovviamente), le case di legno, drappi colorati ovunque. La città vecchia è dominata dalla Grande Ruota di Preghiera del Tempio Guishan. La ruota è pesantissima e per farla girare occorrono un bel pò di persone di buona volontà. Anche io e Francesco abbiamo contribuito a farla girare per qualche minuto!


Poco fuori Shangri-La, si trova il monastero Songzanlin, chiamato anche il piccolo Potala per la sua somiglianza con il Potala di Lhasa, la capitale del Tibet. E’ il monastero buddista tibetano più grande dello Yunnan e risale al 1679! E’ un mix di elementi Han e Tibetani. L’intera struttura è affascinante, soprattutto al mattino, ancora un pò avvolta tra la nebbia e le nuvole. Al termine di una luuuunga scalinata, con affanno e fiato corto, ti ritrovi tra il profumo dell’incenso ed i monaci che intonano i loro canti o fabbricano candele e le signore che vi si recano in preghiera.

E la cucina tibetana? Beh quella merita un discorso a parte, tra tè al burro (salato) e ottimi formaggi e carne di yak, un ottimo caffè e un vino rosso locale sorprendentemente buono (giuro!). E abbiamo acquistato delle cose molto belle: un coltello decorato (che purtroppo abbiamo dovuto abbandonare in aeroporto a Lijiang), un ciondolo e degli orecchini tibetani molto belli (sono dei famosi artigiani dell’argento) e altro caffè.

Di ritorno a Lijiang da dove avremmo preso il giorno dopo il volo per Shanghai, siamo passati per la famosa “prima curva” dello Yangtze, il fiume più lungo della Cina e tra i più lunghi del mondo. E’ un punto spettacolare in cui il fiume curva di 140 gradi. E’ possibile vederlo nel paesino di Shigu. Questo villaggio prende il nome da un monumento di pietra a forma di tamburo. In cinese infatti il nome del villaggio è 石鼓 (石 significa pietra e 鼓 significa tamburo). Il monumento commemora la vittoria del capotribù NaXi di Lijiang contro l’esercito Tibetano. Ha un diametro di 1,5 metri ed è spesso mezzo metro. Secondo la leggenda inizierà a rullare poco prima di una guerra per poi tornare in silenzio quando ci sarà pace.

Vi è venuta voglia di visitare lo Yunnan? Sapevate che parte del Tibet era stato annesso allo Yunnan e che Shangri-La in realtà non esiste?
Noi torniamo a Shanghai giusto il tempo di rifare le valigie e continuare il nostro viaggio, questa volta alla scoperta di Xi’an, la città dell’Esercito di Terracotta e capitale dello street food cinese!
Stay tuned e, se vi è piaciuto l’articolo, mettete mi piace e condividete sui social!
Grazie!
10 commenti
Vorrei farlo nonostante i mie 78 anni. Sono già stato nei siti classici e mi affascina questa parte della Cina.
Merita davvero, soprattutto se hai già visitato i siti più famosi. C’è natura, storia e ottimo cibo. Consigliatissimo!
Vorrei farlo nonostante i mie 78 anni. Sono già stato nei siti classici e mi affascina questa parte della Cina. Mi serve guida che parli italiano. Il mio inglese è limitato.
Solo l’altitudine può essere limitante, ma se sali gradualmente non ci sono grossi problemi. Noi abbiamo preso driver e guida in inglese. In italiano non è impossibile da trovare ma occorre organizzarsi con molto anticipo. Non ho mai utilizzato i loro servizi, ma so che China Highlights ha un dipartimento italiano e organizza tour di questo tipo. Puoi dare un’occhiata su
Ciao Flavia, ho letto del tuo viaggio stupendo. È un viaggio che desidero fare da tempo, ma per via del covid e poche informazioni ho sempre evitato. Vorrei chiederti qualche informazione su guide o driver locali. Vorrei visitare guangxi guizhou yunnan. Grazie mille, attendo una tua risposta.
Buona serata. Roberto
Ciao Roberto,
Sono posti davvero stupendi, natura, cibo e cultura unici. Hai per caso un contatto WeChat?
Grazie per avermi risposto, non ho un contatto We chat, se vuoi ti lascio il
Mio numero whatsapp. Che dici? Grazie ancora
Ciao Roberto, WeChat in Cina è un po’ tutto, sia social ma anche messaggistica e strumento di pagamento e millemila altre cose (puoi chiamarci anche un taxi o prendere i biglietti per il cinema). Non abbiamo contatti telefonici o mail dei drivers ma solo WeChat, che non mostra i numeri in chiaro. Se lo installi, facci sapere. O possiamo sentirci via mail o whatsapp per qualsiasi dubbio 😊
Ciao Flavia..
Mi piacerebbe avere contatti di driver e guide locali.
Son già stata in Cina, ma mi piacerebbe approfondire questa parte e sono alla ricerca di informazioni.
Ciao Cristina, è una regione meravigliosa, quella in cui siamo stati più volte in questi anni. Se sei già stata in Cina, magari hai un account WeChat e possiamo passarteli lì. Me lo puoi mandare via mail a info@sipartedopoilcaffe.com Non abbiamo numeri telefonici ma solo contatti WeChat. Quasi tutti parlano solo cinese, qualcuno anche inglese