Durante la Golden Week più di 600 milioni di cinesi sono partiti per le vacanze in varie regioni della Cina anche se solo il 29% è uscito dalla propria regione di residenza. La voglia di ritornare a viaggiare è stata sostenuta anche dalla forte percezione di sicurezza a livello di contagi da Covid: da più di un mese nel Paese si registravano zero nuovi casi interni, solo qualche caso importato da cittadini di rientro dall’estero o viaggiatori stranieri. Queste festività sono state dunque per la Cina il banco di prova per il ritorno alla normalità, anche nel settore turistico [mentre dò un’ultima occhiata a questo articolo prima di pubblicarlo, c’è nell’aria un pò di preoccupazione per un nuovo focolaio a Kashgar nello Xinjiang, e nuove regole per l’ingresso in Cina, ancora più restrittive di quando sono tornata ad agosto]
Tra la Festa di Metà Autunno ed il National Day che celebra la Nascita della Repubblica Popolare Cinese (avvenuta il primo ottobre del 1949) ci sono stati 8 giorni di ferie. Io e Francesco ci siamo regalati per il nostro anniversario 👩❤️👨 quasi tre settimane di viaggio prima ad Hainan, per un pò di relax al mare, poi in giro per lo Yunnan e infine Xi’an.
Ma com’è stato viaggiare in Cina in questo periodo per due laowai 老外, due stranieri? Ce l’avete chiesto in molti. Prima di tutto non è stato possibile per tutti viaggiare. Shanghai è considerata area a basso rischio ed è possibile quindi da qui muoversi facilmente. Ma per chi ha figli in età scolare non è stato possibile partire poichè le scuole non avrebbero riammesso i figli in classe senza 14 giorni di quarantena e tampone.
Alcuni siti turistici sono ancora preclusi agli stranieri (Huashan, una montagna meta di escursioni adrenaliniche vicino Xi’an, i due bellissimi parchi di Huanglong e Jiuzhaigou in Sichuan e altri siti turistici) e molti hotel non accettano stranieri.
In alcune regioni è possibile entrare solo se tornati in Cina da almeno tre mesi. Molti siti turistici inoltre hanno aperto per un numero limitato di visitatori (sia cinesi che stranieri) ed era necessario prenotare la visita ed acquistare i biglietti per tempo. Le prenotazioni per la Città Proibita a Pechino sono terminate settimane prima della Golden Week. A Xi’an avremmo voluto visitare il Museo dello Shanxi ma l’accesso era limitato ed i biglietti terminati.

Imprescindibile ed indispensabile in ogni aeroporto o stazione, in hotel al momento del check-in e all’ingresso di ogni museo, tempio o monumento, generare e mostrare il qr-code verde. Per chi non lo sapesse, si tratta di un qr-code generato da app (Alipay e WeChat, indispensabili in Cina per effettuare pagamenti ma anche per chattare, chiamare taxi, comprare e fare qualsiasi cosa) che “certificano” in qualche modo che tu negli ultimi 14 giorni non sia stato in posti a rischio. Nel momento in cui cambi città o regione devi generare un nuovo qr-code relativo al luogo in cui ti trovi. L’ health code ci è stato richiesto ovunque, anche più volte all’interno della stessa attrazione turistica. Ma non basta il qr-code verde per i laowai: ad ogni ingresso occorre mostrare passaporto, visto, e registrarsi con i dati personali, numero di telefono, indirizzo in Cina e temperatura.
A Lijiang la procedura più lunga: hanno inserito tutti i nostri dati, hotel in cui alloggiavamo compreso, in un apposito tablet, in cui hanno caricato le nostre foto, ma poi non abbiamo dovuto più registrarci ad ogni ingresso poichè potevamo entrare da una qualsiasi delle porte della città vecchia con il riconoscimento facciale!😜
Ma non solo. Sia nello Yunnan che a Xi’an al momento del check-in in hotel ci è stato richiesto di mostrare il timbro dell’ultimo ingresso in Cina. A me, rientrata il 14 agosto a Shanghai, con il mio bel timbro rosso sul passaporto, non hanno fatto alcun problema, ma a Francesco era ogni volta la solita storia. Lui non ha il timbro di ultimo ingresso in Cina. Come residenti avevamo da tempo attivato l’ e–channel, una procedura elettronica che ti consente di saltare i controlli all’Immigrazione e passare i tornelli in aeroporto come in Europa, semplicemente passando il passaporto sullo scanner. Quando è rientrato a febbraio l’e-channel era attivo. A quanto pare è una procedura che fanno solo di alcuni aeroporti e nemmeno negli hotel ne sono a conoscenza 😤. Per loro Francesco era uscito e mai rientrato e non sapevano come gestire la situazione😒. Ogni volta abbiamo temuto che non ci facessero dormire. Ed abbiamo cambiato quasi un hotel a notte!😅
Ovviamente in giro pochissimi stranieri. Nella Xi’an dell’Esercito di Terracotta ne abbiamo incontrato solo uno, pochi nello Yunnan, qualcuno in più ad Hainan. Siamo stati immortalati in innumerevoli foto 📷 ed in generale sempre accolti con un sorriso e qualche occhiata stupita ed incuriosita da parte soprattutto dei bambini (solo una volta a Dali una bambina mi ha guardata terrorizzata e si è sistemata meglio la mascherina 😷 sul naso nascondendosi dietro la madre).

Per strada la mascherina non era obbligatoria. Ci veniva richiesta nei musei, nelle biglietterie, sui mezzi pubblici, nelle aree comuni degli hotel. In aeroporto e in stazione tanti controlli anche sui bagagli, che di solito per voli domestici non abbiamo mai avuto: ad ogni viaggio ci hanno requisito qualcosa, dal powerbank comprato in Italia (mio) mentre quello cinese di Francesco no problem, un paio di forbicine (con la punta arrotondata) dalla trousse, un disinfettante per le mani (quello cinese no problem, invece la preziosa Amuchina requisita 😤) ed un bellissimo coltello tibetano (nessuna lama, era evidente si trattasse di un prodotto artigianale come già ne avevamo comprati e portati in aereo in passato).
Per fortuna abbiamo portato a casa una bella scorta di caffè, di tè pu-erh e 4 buste sottovuoto di prosciutto dello Yunnan, per cui avevo seriamente temuto. Il tesoro è in salvo!🤩
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