Ci siamo quasi: presepe ed albero fatti, regali da incartare, spesa comprata, in qualche modo siamo pronti per il Natale. Sicuramente un Natale diverso dai precedenti, per me e Francesco in assoluto il primo lontani da Napoli. Manca casa, mancano le famiglie, i pranzi e le cene con 20 persone e più che ci sarebbero state in altre circostanze.
Si fa quel che si può, anche qui a Shanghai. Sarà un Natale con gli amici della comunità italiana, la nostra famiglia qui in Cina. E la settimana scorsa è stato il momento di organizzare il menù di queste feste, che non seguirà però la tradizione. Non ci sono molti campani qui in Cina, la maggior parte degli expat sono trasferiti qui da multinazionali, che da Roma in giù notoriamente scarseggiano. Molti non festeggiano nemmeno la Vigilia, ma solo il 25 a pranzo. Figuriamoci il 24 di ‘magro’ con ostriche e spaghetti con le vongole.
Ma c’è una cosa che sopravviverà della tradizione e che anche amici toscani e piemontesi mi hanno chiesto di preparare: gli struffoli (che tra l’altro di solito mangio a Capodanno più che a Natale). Ebbene sono stati talmente tanto richiesti, sia gli struffoli che la condivisione della ricetta, che io e Francesco ci siamo ritrovati a fare video e foto per illustrare tutti i passaggi!
Vi lascio quindi la ricetta collaudata (e approvata anche durante la cena di Natale dei Napoletani a Shanghai), ma prima qualche curiosità su questo dolce semplice ma che a quanto pare piace proprio a tutti!
Sembrerebbe che a Napoli gli struffoli ce li abbiano portati i Greci e dal greco deriverebbe anche il nome “struffolo”: precisamente dalla parola στρόγγυλος (stróngylos, pron. “strongoulos“) che significa “di forma tondeggiante”.
Sebbene questa sia la versione più accreditata c’è chi sostiene che il nome derivi dal verbo “strofinare” a ragione del gesto dello strofinare le palline per dare loro la forma giusta o perché “strofina” il palato: nel senso che lo solletica, per la sua bontà. E chi pensa addirittura che il nome “struffoli” sia da collegare allo strutto (il tipo di grasso con cui anticamente venivano fatti e in cui venivano fritti).
A Napoli un tempo gli struffoli venivano preparati nei conventi, dalle suore dei vari ordini, e recati in dono a Natale alle famiglie nobili che si erano distinte per atti di carità. Da Napoli poi gli struffoli si sono diffusi un pò in tutto il sud Italia. A Palermo si chiamano “strufoli” con una sola f, a Viterbo vengono chiamate “castagnole”, in Umbria e Abruzzo “cicerchiata”. A Taranto vengono chiamati “sannacchiudere“, mentre a Lecce “purcedduzzi” o pizzi cunfitti. A Carloforte in Sardegna, vengono chiamati “giggeri“.
La conoscevi questa ricetta? E riguardo alla questione lievito, sei team lievito sì o lievito no?
Faccelo sapere nei commenti! E condividi la ricetta sui social!